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Quest'anno Regala la serenità ai tuoi collaboratori PDF Stampa E-mail
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Venerdì 28 Dicembre 2018 12:25

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Quanto costa la serenità? Polizza infortuni h24 integrativa dell'INAIL a soli 25 € PDF Stampa E-mail
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Martedì 05 Dicembre 2017 13:42

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Clicca qui per conoscere le caratteristiche della Polizza infortuni

Ultimo aggiornamento Martedì 05 Dicembre 2017 13:53
 
Fiducia: il 2017 inizia male, in calo i consumi PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
Venerdì 24 Febbraio 2017 15:59

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Fiducia: il 2017 inizia male. Calo consumatori segnale preoccupante,

possibile ulteriore rallentamento delle vendite

Per il commercio il 2016 è finito male, ed il 2017 sembra essere partito addirittura peggio. Il deterioramento del clima di fiducia dei consumatori, segnalato dall’Istat sia a gennaio che a febbraio, è infatti un segnale preoccupante, che sembra confermare un andamento deludente dei Saldi invernali e che potrebbe preludere ad un ulteriore rallentamento delle vendite nei prossimi mesi, dopo la frenata già registrata nel 2016.

Così Confesercenti commenta i dati sulla fiducia delle imprese e dei consumatori diffusi oggi dall’Istat.

A preoccupare i consumatori sono in primo luogo la situazione economica del Paese e quella personale; ma iniziano a farsi strada anche i timori per il ritorno in territorio positivo dell’inflazione che, in assenza di un contesto generale di crescita economica, inciderà sul potere d’acquisto delle famiglie.  Emerge dunque, ancora una volta, un quadro stagnante o di debolezza del mercato interno e del commercio di beni in particolare, confermato anche dal peggioramento della fiducia delle imprese della distribuzione tradizionale. Per i negozi, infatti, l’indice perde oltre quattro punti, passando da 107,9 al 103,3, il valore più basso degli ultimi quattro mesi.

Servirebbero dunque interventi mirati anche per il mercato interno ed il commercio di vicinato in particolare, con l’obiettivo di  valorizzare la rete dei negozi di quartiere di cui le nostre città  - in particolare i piccoli centri – rischiano di rimanere prive. Per arrivare ad un consolidamento definitivo del clima di fiducia, però, occorre fare di più. Se infatti è evidente che i gravi eventi dell’ultimo periodo abbiano inciso sul sentiment dei consumatori, altrettanto chiaramente continuiamo a scontare ancora gli effetti dell’incertezza politica ed economica, aggravatasi dopo l’esito del referendum del 4 dicembre.

 
Assemblea Confesercenti: rapporto Cer-Eures, diffusa insicurezza PDF Stampa E-mail
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Mercoledì 06 Luglio 2016 14:58

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Assemblea Confesercenti, Rapporto Cer-Eures: situazione di diffusa insicurezza

per famiglie e imprese italiane, alla fine della grande crisi

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Ultimo aggiornamento Mercoledì 06 Luglio 2016 15:04
 
Tendenze: più ristoranti, bar e store sul web, meno negozi tradizionali PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
Lunedì 08 Febbraio 2016 09:15

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da Confesercenti.it

Numeri e tendenze delle imprese di commercio e turismo nel 2015

Caro affitti e imposte spingono le attività fuori dai locali. Boom di street food e ricettività alternativa, ogni ora nasce una nuova impresa ambulante. Ma su quest’ultima categoria crescono anche i dubbi. Più aperture di pubblici esercizi, meno di negozi tradizionali. Anche nel 2015 si conferma il trend di destrutturazione delle attività commerciali e turistiche. E mentre sempre meno persone decidono di avviare un negozio tradizionale, aumentano le aperture di ristoranti, bar e delle imprese commerciali che fanno a meno di una sede fissa, dai negozi online alle bancarelle di moda. È quanto emerge da un’analisi condotta dall’Osservatorio Confesercenti sulle nuove imprese aperte nei settori del commercio e del turismo nel 2015.

Tab. 1 – Classifica dei comparti di commercio e turismo per numero di nuove aperture di impresa, 2015

Posizione Categoria Tipologia Nuove iscrizioni (2015)
1 Bancarelle di prodotti vari Commercio su aree pubbliche 9.705
2 Ristoranti Pubblici esercizi/ristorazione 8.627
3 Bar e simili Pubblici esercizi/ristorazione 7.557
4 Negozi di moda Commercio in sede fissa 3.860
5 Banchi di abbigliamento e calzature Commercio su aree pubbliche 3.850
6 Negozi per vendita attraverso internet Commercio al di fuori di banchi e negozi 2.573
7 Mini Market Commercio in sede fissa 2.272
8 Banchi di prodotti alimentari e bevande Commercio su aree pubbliche 1.518
9 Negozi di cartoleria e giornali Commercio in sede fissa 1.359
10 Porta a porta e distributori automatici Commercio al di fuori di banchi e negozi 1.295

La classifica delle aperture nel 2015 – In testa alla graduatoria dei comparti per numero di nuove aperture, c’è il commercio ambulante di prodotti vari, che registra più di 9.700 iscrizioni nel corso del 2015: in pratica, ne è nata una nuova ogni ora. Seguono le attività di ristorazione (con 8.627 nuove imprese), mentre al terzo posto si posizionano i bar, che hanno visto nel corso dell’anno 7.557 nuove attività iscritte. Al quarto posto, a grande distanza, i negozi di moda (3.860), e dopo di questi, ancora una volta, le bancarelle: questa volta, però, si tratta degli ambulanti specializzati in abbigliamento e calzature (3.850). La seconda metà della classifica è invece aperta dai negozi online (2.573), che precedono i Mini Market (2.272), i banchi di prodotti alimentari e bevande (1.518) e i negozi che propongono la vendita sia di prodotti di cartoleria che di giornali (1.359). Una tipologia, quest’ultima, che sembra stare sostituendo la rete di vendita delle edicole, specializzata solo in giornali e quotidiani e per questo maggiormente in difficoltà. Infine, a chiudere la top ten delle aperture, le imprese specializzate nella vendita porta a porta e nel commercio attraverso i distributori automatici.

I nuovi trend – L’esame del tasso di natalità, che studia il rapporto tra nuove aperture e numero di imprese già operative, permette di analizzare la dinamicità dei vari comparti di commercio e turismo, evidenziando i trend crescenti nei due settori. Dall’analisi emerge con forza come i comparti a maggior vitalità siano quelli delle imprese più nomadi: non a caso il primato va ai negozi online, che nel 2015 vedono aprire 16 nuove imprese ogni 100 già attive (16%). Seguono il commercio su area pubblica di prodotti vari, (15,5%), e lo street food, che nel 2015 mette a segno un tasso di natalità del 10,7%, più del doppio del 4,4% registrato in media dal complesso dei servizi di ristorazione e bar. Entrano nella classifica dei settori più dinamici anche i negozi alimentari (9,9%) , il catering per eventi (7,7%) le attività di vendita porta a porta e attraverso distributori automatici (8,5%) e, a pari merito, negozi di telefonia e dell’usato, entrambi con un tasso di natalità del 7,2%. Concludono la graduatoria frutterie e esercizi specializzati in verdura (6,6%) e campeggi e case vacanze (6,5%).

Anche nel 2015 si conferma la stasi delle forme di attività più tradizionali e strutturate” spiega ilSegretario Generale di Confesercenti Mauro Bussoni. “Mentre la carica di nuovi ristoranti e bar sembra rispondere al crescente interesse che gli italiani nutrono nel tema alimentazione e nell’e-commerce, il boom  di ambulanti, imprese di street food e case vacanze sembra dipendere da altri fattori. Colpisce infatti che i settori più dinamici siano quelli che presentano meno spese di avvio e costi di gestione più leggeri, come per l’appunto i banchi e le attività di ristorazione mobili. Il caro affitti e l’incremento di imposte e tariffe stanno indirizzando i due settori verso una forte destrutturazione, spingendo commercio e turismo fuori dai negozi, verso la strada ed il web. E stanno ridisegnando i contorni delle nostre città, in particolare dei centri storici, dove i negozi continuano a diminuire, sostituiti solo parzialmente da pubblici esercizi e bancarelle. Su queste ultime, però, aumentano anche i dubbi. La crescita del commercio ambulante, costante anche durante la crisi, è rintracciabile infatti solo nei registri camerali: incrociando i dati con il database degli studi di settore e dei versamenti contributivi, mancano all’appello quasi 100mila imprese. Abbiamo chiesto, e chiederemo di nuovo in occasione dell’Assemblea degli operatori del commercio su aree pubbliche, il 23 febbraio a Roma, di fare chiarezza sulla questione”.

“Complessivamente, comunque - conclude Bussoni – i dati delle imprese del 2015 dimostrano, ancora una volta, l’avanzamento del livello di desertificazione delle attività commerciali e turistiche nei nostri centri urbani. Secondo i nostri calcoli, un locale su quattro in Italia è ormai sfitto per mancanza d’impresa: per questo abbiamo proposto, tra le altre cose, misure di contrasto al caro affitti attraverso la possibilità di canoni concordati e cedolare secca anche per le locazioni commerciali”.

Tab. 2 – Classifica dei comparti di commercio e turismo per tasso di natalità delle imprese, anno 2015

Posizione Categoria Tipologia Tasso di natalità (val. %, 2015)
1 Negozi on line Commercio al di fuori di banchi e negozi 16
2 Banchi di prodotti vari Commercio su aree pubbliche 15,5
3 Street Food (ristorazione mobile) Pubblici esercizi/ristorazione 10,7
4 Negozi alimentari (latte, salumi, etc…) Commercio in sede fissa 9,9
5 Porta a porta e distributori automatici Commercio al di fuori di banchi e negozi 8,5
6 Catering per eventi Pubblici esercizi/ristorazione 7,7
7 Negozi di prodotti usati Commercio in sede fissa 7,2
8 Negozi di telefonia Commercio in sede fissa 7,2
9 Frutterie e negozi di verdura Commercio in sede fissa 6,6
10 Campeggi e case vacanze Commercio in sedefissa 6,5
Ultimo aggiornamento Lunedì 08 Febbraio 2016 09:32
 
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